Chiesa di San Francesco d'Albaro


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Notizie storiche


A causa della sedimentazione di strutture e ornati che caratterizza questa chiesa è stato molto difficile per gli storici dell'arte compiere una ricostruzione precisa delle fasi della sua edificazione. Antiche epigrafi offrono nuomerosi dati sulla fondazione avvenuta nel Quattordicesimo secolo e sui rifacimenti operati nel Quindicesimo, mentre scarseggiano informazioni sia sulle fasi precedenti che su quelle successive, che hanno portato all'aspetto attuale della chiesa, definito tra i secoli XVII e XIX. Il terreno dove sorgono oggi la chiesa e l'annesso convento fu donato ai Minori Conventuali nel 1307 da Clemente V, che con una bolla concesse ai Francescani il permesso di spostare la loro sede da San Giuliano (sul litorale tra Boccadasse e la Foce). La costruzione della Chiesa e dell'annesso convento fu iniziata nel 1324 per volere di Lanfranco Cebà, come confermato dalla lapide in suo onore posta sull'architrave del portale. In origine l'edificio venne dedicato a San Michele, solo più tardi prese il titolo di S. Francesco.

Nel 1426 Grimaldi-Cebà restaurarono il coro e l'altar maggiore, mentre il pulpito fu restaurato e abbellito da Giustiniani nel 1440; entrambe le ristrutturazioni sono documentate da due lapidi datate 1476, l'una posta nel presbiterio e l'altra nella'antisacrestia, le quali raccontano anche di un rifacimento totale della copertura, delle pavimentazioni e dei muri perimetrali. Nel 1540 Luciano Rocca donò alla chiesa la pila dell'acqua benedetta. Una ricostruzione della zona absidale è documentata dal Giscardi per il 1559 e altri lavori dovettero seguire la venuta del visitatore apostolico Monsignor Bossio nel 1582 e quella successiva del Durazzo nel 1630. Nel 1600 fu completata la cappella di testa della navata destra, mentre la grossa operazione decorativa affidata al Galeotti nel 1754 non influì ulteriormente sulle strutture , tranne che per l'apertura di due finestre sul coro, necessarie all'illuminazione dell'abside.

 

Utilizzazioni


Attività (uso attuale) Edificio di culto. Si celebrano messe nei seguenti orari: FERIALI 07.30 - 00.00 (escluso luglio e agosto) - 18.00 FESTIVI 09.00 - 10.30 - 12.00 - 18.00

La Chiesa sta attualmente subendo un intervento di restauro e risanamento conservativo, iniziato nel 2000. Il totale dilavamento delle tinte originarie aveva reso illeggibili le decorazioni pittoriche e le facciate, in particolare quella principale e quelle absidali, ingrigite dal monocromatismo. La più vecchia fotografia della Chiesa risale al 1910, e ciò ha reso possibile giungere all'aspetto che la facciata aveva nel 1850. Alla ricerca fotografica è seguita la ricostruzione grafica delle facciate, analizzando la geometria delle linee e inserendo elementi di completamento il meno invasivi possibili. Sulla facciata in Via Albaro e nelle zone sottostanti i cornicioni, sono stati trovato dei piccoli "scampoli" di intonaco colorati, da cui è stata desunta la policromia originale e ricostruiti i prospetti.

Uso storico: Edificio di culto e con annesso convento

 

Storia


Contesto: La Chiesa di San Francesco d'Albaro sorge sul culmine dell'antica "montata", il tracciato che slanedo dalla piana sulla riva sinistra del Bisagno, dall'attuale zona di Corso Buenos Aires e Piazza Tommaseo, raggiungeva la collina d'Albaro. L'edificio si trova quindi al centro del territorio che dal XVI secolo costituiva la parrocchia comprendente i nuclei e le chiese di Santa Zita presso il Bisagno, della distrutta Santi Nazario e Celso, di San Pietro alla Foce e di Sant'Antonio a Boccadasse. Il contesto ambientale, profondamente mutato dagli inizi del secolo, conserva, specilamente nella zona inferiore della chiesa, un equilibrio non ancora del tutto compromesso. La prossimità dei parchi e delle ville Bombrini e Cambiaso, nonché l'adiacente Piazza Leopardi, con l'originario nucleo di antiche case a schiera, permettono infatti di conservare qualcosa dell'originaria atmosfera del sobborgo.

Portale: Proprio dal portale è possibile leggere le antiche caratteristiche trecentesche dell'edificio, altrimenti poco visibili a causa della sovrapposizione di interventi precedentemente discussa. La datazione è confermata infatti dalla lapide dedicata a Lanfranco Cebà inserita nell'architrave, che riporta la data 1308. A conferma di ciò vanno le fattezze stesse del portale, tipicamente romaniche e non ancora influenzate dal clima rinascimentale del quattrocento; vi è infatti una caratteristica fattura a conci alternati di marmo bianco e pietra, con colonnine ai lati e cordonata all'interno dell'arco, concluso nella serraglia dalla figura ad alto rilievo di San Michele. Le due aperture laterali risalgono invece al presente, dato che originariamente la Chiesa aveva un solo ingresso sulla facciata.

Interno: La struttura interna coincide per l'orientamento (est-ovest) con il progetto trecentesco, ma ha ormai perduto le proporzioni originarie e si presenta con una pianta a croce latina a tre navate divise da quattro arcate, con ampio transetto e profonda abside. Si è mantentuta la copertura a crociera delle navate laterali, mentre risale alle ristrutturazioni succedutesi nel XVII secolo la copertura della navata centrale a botte, che si raccorda al transetti con un'ampia volta a vela. Nel convento è conservata una chiave di volta originaria del XV secolo, in pietra nera e raffigurante Giovanni Battista. In generale la decorazione pittorica, nonostante la disparità qualitativa e la diversa epoca di esucuzione, ha una continuità tematica data da un filo conduttore iconografico legato ai culti dell'Ordine dei Conventuali e ai canoni post-tridentini: celebrazione della Vergine Immacolata, culto dei santi francescani, di San Carloe San Michele, dei temi della fede e dell'Eucarestia. L'altar maggiore, frutto di tardi rifacimenti, conserva il tabernacolo cinquecentesco opera del lucchese Giuseppe Forlano. Le vetrate policrome sono recenti (1904) e sono state realizzate da Ulisse e Sergio De Matteis; esse raffigurano sopra la bussola l'Immacolata con San Bonaventura e Sant'Antonio, lungo le navate gli Apostoli, nel presbiterio gli Evangelisti e infine nel coro San Carlo e San Francesco.

Pareti: Appena superato l'ingresso, in brevi nicchie laterali erano collocati due gruppi lignei del Maragliano raffiguranti a sinistra il 'Battesimo di Cristo' e sulla destra lImmacolata',oggi collocata nella Cappella e sostituita da un Sant'Antonio ottocentesco. Lungo la navata destra incontriamo per primo l'altare di S.Anna, con una tela di Gio Battista Resoaggi (1662-1732), raffigurante la Santa trattenuta da un angelo; molto visibile è l'influenza della scuola napoletana, dato che il dipinto è stato compiuto al ritorno del Resoaggi dal suo soggiorno campano. La seconda campata è abbellita da un 'Calvario' del savonese Brilla e dagli affreschi di Andrea Ansaldo raffiguranti episodi della Passione, sovrastati dalla scritta "Solus amor". Accanto due statue in marmo bianco rappresentanti i profeti Isaia e Daniele, attorniato da leoni e accompagnato dall'iscrizione "Oblatus est quia ipse voluit". La tela del terzo altare, dedicato a Sant'Antonio, raffigura "Il miracolo del piede", di Giuseppe Galeotti, donato ai francescani da Isabella Gambaro Bombrini. La navata sinistra si apre con l'altare di San Michele, dove il Santo è immortalato nell'atto di uccidere i demoni alati. Segue l'altare del rosario, con una statua di piccolle dimensioni della Madonna col Bambino, in marmo bianco. Incontriamo poi finalmente l'altare dedicato a San Francseco, con una tela di Domenico Fiasella raffigurante il Santo nell'atto di ricevere l'indulgenza della Porziuncola. Sulle pareti del presbiterio, in quattro riquadri sono rappresentati i santi titolari delle cappelle anticamente comprese nella parrocchia, e cioè da destra San Pietro, Sant'Antonio, Santa Zita e i Santi Nazario e Celso, ripresi in atti miracolosi della loro vita. Dietro l'altare è invece effigiato "San Giuseppe Copertino e il miracolo della croce"; con questo Galeotti ha voluto omaggiare un minore conventuale canonizzato intorno alla meta del XVIII secolo.

Soffitti: Da notare è la cappella di testa della navata destra, inizialmente decorata nel Seicento da Bernardo Castello,che aveva seguito il tema, caro ai Francescani, dell'esaltazione della Vergine. Al centro della volta "Maria Immacolata mostrata ad Adamo ed Eva da Dio Padre", ai lati "L'Annunciazione", "La nascita del Cristo", "La fuga in Egitto" e "Le nozze di Cana". La volta all'incrocio tra il transetto e la navata centrale porta affrescato "Il sacrificio di Isacco" che, insieme con "Il trionfo della fede" sulla volta dell'abside e le cinque scene affrescate nel coro, costituisce il ciclo decorativo affidato a Giuseppe Galeotti nella seconda metà del XVIII secolo. La navata centrale riporta invece gli affreschi di G.B.Carlone e R.Ratti che riprendono il tema della gloria di San Francesco.

 

Opere Notevoli


Sculture: Si tratta della "Madonna con bambino" attribuita allo scultore ligure Anton Maria Maragliano (1664-1739). Figlio di un benestante fornaio genovese, il Maragliano entra come apprendista nella bottega dello zio materno Giovanni Battista, dove apprende l'arte della scultura. Pochi anni dopo apre una propria bottega, in cui lavora con altri scultori genovesi, specializzandosi nella lavorazione del legno. Questa "Madonna" è tipico esempio delle suo stile, che raffina maggiormente l'arte lignea, tradizionalmente povera, contaminandola con influenze barocche e rococò. Il Maragliano fa incontrare la tradizione popolare, più spoglia ed essenziale, con l'ispirazione aulica del tardo seicento, che si ritrova nella maggiore attenzione ai dettagli, ai colori (vedi il manto della Madonna) e all'umanità delle espressioni. Testimonianza di questo stile è anche un'altra opera presente all'interno della chiesa, il "Cristo in croce" posto nell'altare del crocifisso della navata destra.

 

Bibliografia


"Vecchio Albaro" Briozzo

"Chiesa di San Francesco d'Albaro" Magnani Lauro

"San Francesco d'Albaro" a cura di Giorgio Rossini e Giovanna Tozza

Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022